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Essere anziani: tra ageism e realtà

Essere anziani: tra ageism e realtà

Provate a pensare a una persona anziana. Cosa vi viene in mente?

Probabilmente un’andatura lenta e incerta, una memoria labile, un apprendimento non più possibile, un sentimento di rassegnazione e passività, la ricerca di solitudine, una frase saggia, una panchina al parco.

Potremmo continuare ancora, con immagini di questo tipo che rappresentano l’anziano, ma in modo semplificato, non accurato, generalizzato e distorto. Tali rappresentazioni cognitive sono chiamate stereotipi. Quando agli stereotipi si aggiungono pregiudizi, ossia atteggiamenti sfavorevoli, e discriminazioni, ossia trattamenti differenziali, dettati da una differenza di età rispetto alla propria, si parla di ageism.

L’ageism dipinge la vecchiaia come una condizione di inevitabile declino fisico e cognitivo, malattia, peso economico e sociale, isolamento e asessualità. E’ presente in tutte le società, indipendentemente dall’etnia ed è più pervasivo degli stereotipi di genere e di razza, trattandosi di una forma di discriminazione implicitamente considerata “normale” a livello sociale.

I media ricoprono un ruolo attivo nella diffusione di una visione negativa della vecchiaia e le politiche pubbliche, così come i servizi, la ricerca e la formazione, vengono influenzate dallo stereotipo negativo: si innesca un circolo vizioso, che impedisce di rispondere in modo adeguato ai bisogni della popolazione anziana e nega il diritto di soddisfarli.

Anche gli anziani stessi subiscono l’influenza dei media e finiscono per interiorizzare la vulnerabilità e la fragilità che vengono rappresentate. Ciò può comportare una conseguente demotivazione nel mettersi in gioco e ritiro sociale; tuttavia, maggiore è il ritiro, minore è l’esercizio di determinate abilità, con conseguente perdita di esse e conferma dello stereotipo: è una profezia che si autoavvera! Ciò ha ripercussioni negative sulla qualità di vita della persona anziana.

Al fine di promuovere un invecchiamento sano, l’ageism rappresenta una delle principali sfide da affrontare. In che modo?

Promuovendo un’informazione adeguata sul tema dell’invecchiamento; legiferando contro le discriminazioni operate in base all’età; sollecitando una comunicazione da parte dei media che non enfatizzi solo gli aspetti negativi dell’invecchiamento, ma anche quelli positivi. Inoltre, favorendo i rapporti intergenerazionali e proponendo agli anziani interventi metacognitivi che permettano di agire sul sistema di credenze individuali interiorizzate, andandole a modificare, per raggiungere un’immagine di sé più aderente alla realtà.

Io farò quello che gli altri si aspettano da me. Io sarò chi gli altri si aspettano io sia. 

Ma così rischio di perdermi e perdere parti di me. 

Chi sono veramente? Cosa possiedo realmente? 

Aiutatemi a ricostruire la mia identità.

 

Dott.ssa Simona Belingheri per tra.ME

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